La rassegna di dottrina e giurisprudenza del Corso nazionale di formazione specialistica dell'avvocato penalista organizzato dall'Unione delle Camere penali italiane in collaborazione con il Centro per la formazione e l'aggiornamento professionale degli avvocati del Consiglio Nazionale Forense.

9 luglio 2007

Amnesia infantile. Contributo inviato dall'Avv. Luisella de Cataldo Neuburger

Il presente contributo è stato inviato dall'Avv. Luisella de Cataldo Neuburger ad integrazione della lezione tenuta durante il Corso di quest'anno. La redazione ringrazia l'avv. de Cataldo Neuburger per la disponibilità mostrata.

Per amnesia infantile si intende l’incapacità a ricordare eventi autobiografici avvenuti prima di una certa età. Le ricerche empiriche condotte su questo tema hanno evidenziato come il numero di eventi autobiografici che vengono ricordati sia molto ridotto prima dei 4-5 anni. E’ in questa fascia di età che si identifica attualmente il confine temporale dell’amnesia infantile.
Questo fenomeno è da considerarsi “fisiologico”, presente quindi in tutti i soggetti a prescindere dalla presenza di altri fattori che modulano l’attendibilità. Esso è dovuto alla maturazione dei lobi frontali che è molto lontana dall’essersi conclusa prima dei 4-5 anni.


CORRELATI NEURALI DELL’AMNESIA INFANTILE

La difficoltà a ricordare in epoca successiva degli episodi autobiografici avvenuti all’interno del periodo dell’amnesia infantile è causato dal fatto che il sistema nervoso del minore continua la sua maturazione fino al quattordicesimo anno di vita. Nello specifico, sono ormai note le variazioni nella morfologia cerebrale del bambino che coinvolgono le strutture nervose responsabili del processo di codifica e recupero mnestico.
La progressiva capacità di comprensione e produzione linguistica e la progressiva capacità di recuperare correttamente ricordi autobiografici sono legati alla maturazione delle regioni cerebrali linguistiche dell’emisfero sinistro (fascicolo arcuato e altre aree linguistiche).

AMNESIA INFANTILE IN CASO DI ESPERIENZE TRAUMATICHE

L’amnesia infantile assume particolari caratteristiche nel caso di esperienze traumatiche vissute in un periodo temporale in cui – le neuroscienze insegnano - le zone cerebrali deputate alla memoria rievocativa non sono ancora attivate .
La memoria, come spiegano le neuroscienze, non è una funzione unitaria ma deriva dalla attivazione di differenti strutture dal punto di vista neuro-anatomico. In particolare, si deve distinguere tra la memoria "dichiarativa", esplicita, consapevole, e quella "non dichiarativa" o "implicita", consistente nella registrazione e conservazione di informazioni di cui il soggetto non è consapevole. Un aspetto della memoria "implicita" è quella "emotiva", la quale ricorda il vissuto, la dimensione soggettiva, le emozioni che una situazione ha procurato ma non consente il passaggio alla fase rievocativa perchè le strutture neuroanatomiche che sostengono la memoria dichiarativa al momento della nascita non sono sufficientemente organizzate dal punto di vista funzionale ed impiegano tre, quattro, cinque anni per raggiungere un livello di organizzazione tale da consentire successivamente la rievocazione esplicita di un fatto. Viceversa la memoria emozionale è presente sin dalla nascita. Un bambino è quindi in grado di registrare emozioni, ma non dispone ancora di quei circuiti neuronali che gli consentono la verbalizzazione, anche perché non è padrone del linguaggio. Questo si struttura nei primi due anni di vita, ma non permette ancora di portare alla coscienza le emozioni. Dunque "la memoria emozionale nei primi tre, quattro anni, qualcuno dice anche cinque, è presente ma non è in grado di essere portata a livello di racconto". La incapacità di una registrazione consapevole costituirebbe dunque la spiegazione scientifica del fenomeno da sempre conosciuto della cosiddetta ."amnesia infantile". In genere, non conserviamo una qualche memoria degli eventi vissuti nei primi due, tre anni di vita. Ciò avviene non per effetto di "rimozione", ma per mancanza delle idonee strutture cerebrali che non si sono ancora sviluppate. Resta soltanto la memoria emozionale, alla quale, tuttavia, il soggetto non possiede l'accesso. Un bambino che nella prima infanzia abbia subito molestie o violenza sessuale non è dunque in grado di esprimere verbalmente il suo vissuto e le emozioni correlate. Il ricordo implicito dell'avvenimento è invece integro, e può comprendere elementi comportamentali - come impulsi alla fuga - reazioni emozionali, sensa¬zioni corporee e immagini correlate al trauma (Siegel, 1995a, 1996a; Terr, 1988).
Un sistema di memoria implicita è quello della memoria emotiva (paura) che comprende l’amigdala e le aree collegate. Il concetto di due sistemi distinti che formano l’uno i ricordi emotivi impliciti e l’altro i ricordi espliciti delle emozioni (come la paura) serve anche a capire l’amnesia infantile, cioè l’incapacità di ricordare, in modo esplicito e dichiarabile le esperienze della prima infanzia.
Come hanno chiarito le neuroscienze, l’amnesia infantile al periodo abbastanza lungo di maturazione dell’ippocampo. Per diventare perfettamente funzionale, le cellule di questa area cerebrale devono crescere e collegarsi con quelle delle altre aree con cui comunicano. Nel caso dell’ippocampo, il processo richiede più tempo e questa è la ragione per cui non avremmo ricordi espliciti della prima infanzia.
Ma il sistema che forma i ricordi inconsci degli eventi traumatici (l’amigdala) matura prima e quindi diventa funzionale prima dell’ippocampo. Per questo i traumi precoci, anche se non possono essere esplicitamente ricordati, possono avere un’influenza duratura e dannosa per la vita mentale.
In altri termini, la memoria emotiva si sviluppa prima della memoria cosciente ed esplicita. Questo spiega perché un bambino che è stato sessualmente abusato nei primi anni di infanzia può sviluppare inconsce memorie emotive attraverso l’amigdala prima che la maturazione del sistema di memoria apra la strada a memorie esplicite. Se questo è vero, ne consegue che le memorie emotive prendono forma da stimoli che non saranno mai compresi a livello conscio perché il sistema che media la memoria consapevole non è disponibile per decodificare l’esperienza che non potrà, quindi, mai essere recuperata a livello conscio.

Pertanto, esperienze traumatiche precoci nella vita possono essere ricordate soltanto come memorie emozionali, senza essere mai state ricordate come ricordi espliciti, con il rischio, per soggetti con tali esperienze precoci nella loro vita, di sviluppare false memorie nel tentativo di riempire gli intervalli vuoti che si estendono tra quello che loro sentono e quello che loro sanno circa il proprio passato.
L’inconfutabilità dei dati messi a disposizioni dalla ricerca in campo neurobiologico può essere di incomparabile aiuto sia per gli psicologi nel loro impegno valutativo del dictum del minore che per il giudice chiamato a decidere sull’attendibilità di una testimonianza riferita ad episodi avvenuti quando il sistema mnestico del bambino non era ancora attivo. Il che non significa, come è importante ricordare, che il bambino in questa fascia di età non abbia ricordi . Non li ha nel senso che sono affidati ad un tipo di memoria, quella implicita, che registra emozioni e provoca ‘sensazioni’ che si manifestano non con le parole ma con comportamenti reattivi che lasciano aperto il problema – critico – di decifrarne, dal punto di vista giuridico, il senso e di stabilire validi rapporti causali.

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